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Arte e CulturaRossano

Musei di Rossano Calabro

Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli

Dove si trova: c/o da Amarelli, Strada Statale 106

Risale al 1500 l’idea di commercializzare i rami sotterranei della liquirizia, una pianta che cresce in abbondanza nel latifondo della costa ionica calabrese.
Nel 1731, per valorizzare l’impiego di questo prodotto, la famiglia Amarelli dà vita ad un impianto proto-industriale per trasformare in succo le radici della pianta. Nascono così le liquirizie, nere, brillanti, gioia dei bambini ma anche di adulti che amano i piaceri di una vita sana e naturale. Dopo tre secoli la Amarelli, che fa parte dell’ associazione “Les Hénokiens” formata da 40 aziende familiari bicentenarie di tutto il mondo, produce ancora oggi liquirizia pura e gommosa, confetti, sassolini, cioccolatini e liquori sempre alla liquirizia. Per raccontare questa storia la famiglia ha aperto il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”, insignito del “Premio Guggenheim Impresa & Cultura” e celebrato dalle Poste Italiane con un francobollo della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”, emesso in 3.500.000 di esemplari.

Tutti i giorni è possibile visitare il Museo e seguire il ciclo produttivo dalla radice alla liquirizia.
Le visite, gratuite, sono guidate e vanno prenotate telefonando al numero 0983 511219 o scrivendo a:
info@museodellaliquirizia.it

Orari fino al 30 giugno:
Dalle 9:30 alle 12:00
Dalle 15:00 alle 17:00

Orari fino al 15 settembre:
10:00; 11:00; 12:00
17:00; 18:00; 19:00

La visita alla produzione si effettua solo dal lunedì al venerdì alle 10:00 o alle 11:00, esclusi i giorni di chiusura della fabbrica per festività o ferie.

La Liquirizia Amarelli

Spezzata o spezzatina, favette o rombetti, morette, senatori o assabesi, bianconeri, sassolini o sugar free. Dal bastoncino di radice grezzo alle liquirizie pure o con menta e anice, dalle gommose all’arancia e alla violetta, fino ai confetti delicatamente colorati, cioccolatini, gelati, grappa, liquore, birra e specialità gastronomiche, la nostra liquirizia assume forme e gusti diversi e resta la più buona al mondo.

Sappiamo anche lavorarla con fantasia e innovazione, senza alterarne il gusto e la qualità, per inventare e sperimentare prodotti golosi, inusuali e sempre raffinati.

Museo Diocesano di Arte Sacra

Dove si trova: via Largo Duomo 5

Costituito nel 1952, ha trovato nel 2003 definitiva sistemazione grazie all’arcivescovo Mons. Cassone (1992-2006). L’opera infaticabile di Mons. Luigi Renzo, direttore del Museo per lunghissimo tempo fino alla sua elezione a vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea (2007), ha fatto sì che le due primitive sale sono diventate dieci, dotandosi contemporaneamente di nuovi pezzi e di idonei supporti informatici e arricchendosi anche di una sezione dedicata a San Nilo.
Di assoluta novità sono le sette vetrine di paramenti sacri.
Di notevole interesse anche uno specchio greco del sec. V a.C., reperti archeologici databili al IV sec. e ceramica italiota rinvenuti nelle contrade Foresta e Petraro; una lastra marmorea con iscrizione latina del I sec. a.C.; un bassorilievo cristiano del sec. XV; una tavola a fondo oro con una Pietà di scuola veneta (sec. XV); una sfera greca, in perfetto gotico della fine del XV sec.; numerosa e varia suppellettile liturgica d’argento (croci astili, turiboli, calici, pissidi, reliquiari, bacoli arcivescovili, ecc.); l’anello-sigillo detto di S. Nilo (sec. XIII); una statua e una statuetta dell’Achiropita in argento del sec. XVII, una collezione di monete antiche di epoca magno-greca e romana; ed ancora varie Carte e Pergamene, tra cui una Lettera di Carlo II d’Angiò all’arcivescovo di Rossano (1298), una Bolla di Papa Urbano VI (1386), quattro Bolle (1460, 1463, 1472) di Matteo Saraceno, primo arcivescovo di Rossano di rito latino, una Bolla di Ferdinando Re di Sicilia (1479), Statuti Capitolari (1502), capitoli manoscritti dei Privilegi della Regina Bona Sforza alla Città di Rossano (sec. XVI), ecc.; antifonari, vesperali e lezionari vari a partire dal XVI sec., di cui alcuni miniati; un grande stipo ligneo di sagrestia del sec. XVII; un altare ligneo dorato della Madonna del Perpetuo Soccorso del sec. XVII con colonne intarsiate; tele varie datate dal sec. XVI a salire, tra cui un S. Gerolamo, l’Ascensione, il ritratto di Urbano VII, S. Brunone; anforette ed altri reperti archeologici; stemmi arcivescovili in marmo; statue lignee dei secoli XVII-XIX (Assunta, S. Nilo, S. Francesco di Paola); un ciborio di ebano, ecc. Un quadro (olio su tela) commissionato dall’arcivescovo Camaldari (1762-1778) e fatto restaurare successivamente dall’arcivescovo Marsiglia (1931-1948), illustra in 12 pannelli, di cui 6 dipinti, la storia della Madonna Achiropita.

Codex Purpureus Rossanensis

Evangelario mutilo, di formato cm 26 x cm 30,7, contenente il Vangelo di Matteo e di Marco fino al versetto 14 dell’ultimo capitolo, nonché parte della lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei Vangeli, scritto in greco su 188 fogli di pergamena di colore rosso porpora (donde il nome Purpureus), in caratteri onciali (maiuscola biblica) su due colonne di 20 righe, di cui le prime tre di colore oro e le restanti di colore argento, con 15 illustrazioni di grandissimo valore storico-artistico, nell’ordine: Resurrezione di Lazzaro (tav. I); Ingresso di Gesù in Gerusalemme (tav. II); Gesù scaccia i venditori dal Tempio (tav. III); Parabola delle 10 Vergini (tav. IV); Ultima Cena (tav. V); Comunione col Pane (tav. VI); Comunione col vino (tav. VII); Gesù nell’orto del Getsemani (tav. VIII); Canone dei Vangeli (tav. IX); Lettera di Eusebio a Carpiano (tav. X); Guarigione del cieco nato (tav. XI); Parabola del Buon Samaritano (tav. XII); Gesù davanti a Pilato (tav. XIII); Gesù e Barabba (XIV); S. Marco Evangelista (tav. XV). Risale al V-VI sec. e proviene quasi sicuramente da Antiochia di Siria (anche se di recente è stata avanzata l’ipotesi della sua fattura in Cesarea di Palestina). A portarlo a Rossano furono probabilmente monaci melkiti provenienti dall’Oriente che sfuggivano alle persecuzioni dei musulmani. E’ custodito nel locale Museo Diocesano d’Arte Sacra. Per consistenza e qualità, risulta essere il migliore di altri due codici purpurei greci: il Genesis, custodito nella Biblioteca Nazionale di Vienna e il Sinopense, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

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