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Arte e CulturaRossano

Le Chiese di Rossano Calabro

Monastero del Patire

Si trova qua: Contrada montana di Ronconiate (Montagna di Rossano)

Del complesso monastico, ubicato nella contrada montana Ronconiate, distante circa 15 km da Rossano, rimangono significativi ruderi attestanti la magnificenza del chiostro. Venne fondato col sostegno dell’ammiraglio normanno Cristòdulo sullo scorcio dell’XI sec. da San Bartolomeo di Sìmeri (1050-1130). Invero, i normanni – per amicarsi le popolazioni locali e promuovere la fusione di elementi etnici diversi – presero a cuore la causa greco-bizantina, rinnovando loro numerosi monasteri o fondandone nuovi riccamente dotati e protetti in tutti i modi. Il monastero, dedicato originariamente a S. Maria Nuova Odigìtria dal quadro offerto in dono al fondatore dagli Imperatori d’Oriente, riproducente l’immagine della Madre di Dio, fu poi conosciuto col nome di Patìr o Patire o Patirìon, cioè Monastero del Padre, in onore del suo fondatore. Esso ben presto acquistò fama e notorietà, grazie al suo scriptorium da cui provengono centinaia di codici, molti dei quali tuttora custoditi nella Biblioteca Vaticana, in quella dell’Abbazia di Grottaferrata e nelle Biblioteche di tutto il mondo. Ben conservata la chiesa (m 27,20 x m 14,35 x m 15,84), a tre navate con pilastri cilindrici costituiti da conci di pietra che reggono archi leggermente acuti sovrastati da numerose finestre anch’esse ad arco acuto, con tre absidi proiettate a oriente, decorate esternamente e finemente ad archi. Tre cupolette molto ribassate, tali da non sporgere oltre il piano di copertura del tetto, sormontano poi i tre vani in cui è suddiviso il presbiterio. Sulla facciata esterna spicca un ingresso archiacuto, un oculo centrale e due monofore laterali in corrispondenza delle tre navate.
Magnifico il tappeto musivo pavimentale interno, risalente al XII secolo, dovuto all’abate Biagio come ci informa un’iscrizione.
Presenta, infatti, bellissimi mosaici riproducenti soggetti particolari (grifo alato, liocorno, pantera, cervo a testa bassa, centauro che suona il corno, centauro che scocca l’arco, ecc.); tutti di straordinaria policromia ottenuta facendo ricorso all’impiego di tessere marmoree attinte a rocce locali o a ciottoli di fiume dai colori e dalle tonalità particolari.

Cattedrale

Si trova qua: via Duomo

L’esigenza di costruire una nuova cattedrale si presentò allorquando Rossano sul finire del sec. XI diventò sede arcivescovile. I lavori di ristrutturazione dell’area presbiteriale della Cattedrale (1993-1995) hanno portato alla luce strutture murarie riguardanti almeno tre edifici sacri databili tra il VI e il XII secolo, inglobati l’uno nell’altro: il primo edificio, di minuscole dimensioni, si fa risalire al VI-VII secolo; il secondo edificio, a navata unica, sviluppato maggiormente in lunghezza e con abside più ampia, si data all’VIII-IX secolo, coinciderebbe forse con la prima cattedrale bizantina; il terzo edificio, risalente ai secoli XI-XII, interamente rifatto dalle fondamenta, a pianta basilicale con pavimento musivo simile a quello della Chiesa del Monastero del Patire riproducente cioè i motivi decorativi ricorrenti nel cosiddetto “bestiario normanno”, costituì il nucleo principale su cui poi nel tempo si sviluppò l’odierna Cattedrale, dedicata alla SS. Vergine Achiropita.
Nel corso degli anni essa subì trasformazioni radicali ad opera di vari arcivescovi. A tre navate (una quarta fu aggiunta nel XVII secolo per consentire la sistemazione di vari altari e cappelle), conserva al suo interno, oltre all’icona Achiropita, tantissime altre opere d’arte
L’Icona dell’Achiropita è un affresco parietale della Madonna, che, per tradizione e significato della parola, vuol dire “fatta non da mano umana”. La sacra icona, la cui origine è da collocare tra il 580 e la prima metà del sec. VIII, è l’immagine della Madre di Dio (Theotòcos), che regge sul braccio sinistro il Messia Bambino, protegge e guida Rossano e i suoi abitanti. La venerata icona è una pittura di straordinaria bellezza, di intensa spiritualità, nella quale il sacro si fa arte, entro vibrazioni e suggestioni orientali e bizantine. E’ il cuore pulsante dell’antica città e della fede devozionale del popolo.

Panaghia

Si trova qua: via San Giovanni di Dio

Ripete iconografia e caratteristiche del modello bizantino degli oratori di modeste dimensioni Secondo alcuni studiosi sarebbe coevo dell’oratorio di San Marco (sec. X), altri lo datano all’XI secolo. Presenta una pianta rettangolare, a navata unica ( 7 m x 4,50 m ), tetto a doppio spiovente, ingresso unico, abside semicilindrica orientata perfettamente ad est nonché l’aggiunta di una costruzione addossata al lato lungo di settentrione. L’interno prende luce attraverso sei finestre, poste simmetricamente nella parte alta dei lati lunghi della chiesa: tre delle quali monofore ad arco a tutto sesto, sul lato meridionale e altre tre, con identiche caratteristiche, poste sul lato settentrionale. L’abside, di forma semicilindrica, elevata di m 1,20 dal piano pavimentale interno, è coperta da una cupola con semicatino ed è sforata da tre finestrelle a feritoia e da una bifora con archivolto di mattoni sorretto da colonnina centrale. Nell’interno della chiesa, con tetto ligneo a capriata e travatura a vista, esiste sul versante di settentrione una porta attigua all’abside che immette in uno stretto ambiente illuminato da due finestre e provvisto di un’absidiola asimmetrica si conservano tuttora vari reperti venuti alla luce durante i primi lavori di ristrutturazione (1931). Dei dipinti si conservano ancora una tela con una Visitazione del XIV rintroducente un’icona di S. Giovanni Crisòstomo.

San Marco

Si trova qua: corso Garibaldi

Appartiene alla tipologia degli oratori bizantini a cinque cupole, di cui in Calabria analogo esempio si rinviene nella Cattolica di Stilo (RC) e risale al IX-X sec. L’edificio consta di due porzioni distinte, la più antica mostra un piano quadrangolare (8 m x 8 m all’esterno e 6,75 m x 6,75 m all’interno) nel quale è inscritta una croce greca, cui in epoca successiva veniva aggiunto sulla facciata opposta a quella absidata un vestibolo per conferire più spazio alla chiesa, la quale assunse pianta rettangolare. L’interno è suddiviso da quattro massicci pilastri a pianta quadrata in nove piccoli quadrati. Sul tetto a spioventi sono sistemate 5 cupole cilindriche ( 4 laterali e una centrale) a calotta, ciascuna coronata da un giro di tegole e con monofore (finestrine). La facciata sud orientale termina con tre absidiole abbastanza pronunziate ( 70 cm circa) su ognuna delle quali s’apre una bifora (due finestrine gemelle). Orientata da levante a ponente – cioè volta con l’abside ad est – la chiesa all’interno era un tempo ricca di affreschi e pitture andati poi perduti. Rimane un’Odigìtria e i resti molto deteriorati di altri due affreschi: quello più antico ( fine X sec.) raffigurante un volto santo sul lato destro dell’absidiola di sinistra e l’altro raffigurante un monaco “basiliano”, probabilmente San Nilo o San Bartolomeo risalente al XIII secolo, posta sulla parete a settentrione.

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